lunedì 20 giugno 2011

Pontida, il miagolio di Bossi contro il ruggito della Lega

Quello che i media fingono di non vedere

Finalmente Pontida. Parla Bossi. E partono gli ultimatum (no anzi i penultimatum) a Berlusconi. Fioccano gli avvertimenti e le condizioni da sindacalista contro il premier. Anche se mancano gli strappi, le rotture, gli staccamenti di spina. O almeno, così i media ci raccontano Pontida.

Sbaglierò, ma a parte tutto, a me pare che non sia tanto il Bossi ad avere imposto ultimatum al Cavalier quanto il popolo leghista al Senatur.

In pratica ieri a Pontida s'è detto: non prendeteci ancora a calci, pazientate, o popolo verde, vedrete che riformeremo il fisco, argineremo l'onda dei clandestini e porteremo pure dei ministeri al nord. E la base: se - ce - ssione... se- ce- ssione... E Bossi: Cosa? sì... sì.. la secessione certo. Elezioni meglio di no però, che non è aria. Adesso pensiamo alle riforme, sono qui su questo foglio: dodici riformine dodici. Non c'è Cavaliere o Tremonti che tenga. O si fanno entro il 2013, ste riforme, o nulla è scontato: persino la leadership del Berlusca. Addirittura!

Insomma, dopo due anni e mezzo di governo azzurro-verde, il countdown è ricominciato. Tempo poche settimane, se lo shattle delle riforme non partirà, saranno i leghisti a mandare in orbita l'ex leader massimo e tutto l'ambaradan governativo. Si capisce che a rischiare il collo, non è il solo Berlusconi ma soprattutto Bossi. Ma a tenere in mano la corda della ghigliottina, non è il senatur ma la gente della Lega.

E allora colpisce il fatto che più che dire cosa fare, Bossi abbia detto cosa non fare. Niente più parole d'ordine o direzioni di marcia. Piuttosto, un Bossi temporeggiatore, con spirito assai poco leghista, chiede alla base di fare quello che meno sa fare: temporeggiare.
Così la spada di Alberto da Giussano s'affloscia solo se a tenerla in mano è l'ex celodurista, capo dei capi verdi, onorevole Bossi.

Nessun commento:

Posta un commento